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America Fi(r)st di Renata Busettini e Max Ferrero

Il Gruppo Fotoamatori Pergine è lieto di invitarvi ad un evento in diretta streaming con Renata Busettini e Max Ferrero che ci presenteranno il loro progetto America Fi(r)st. L’evento sarà trasmesso in diretta Youtube e Facebook lunedì 21 dicembre 2020 ad ore 21.

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Quattro lunghi viaggi su e giù per gli Stati Uniti, uno per ogni anno della presidenza Trump, almeno secondo il progetto iniziale poi rivoluzionato dall’emergenza Covid. Tre anni di ricerca, migliaia di foto scattate e infine un racconto per immagini, un libro fotografico, “America Fi(r)st”.

Renata Busettini, pluripremiata fotografa amatoriale, e Max Ferrero, fotografo professionista noto per i suoi reportage di guerra nei Balcani e nel Kurdistan e per il suo impegno sui temi sociali, rivelano l’America al tempo di Trump in quattro capitoli. E mettono in risalto le contraddizioni e i contraccolpi dei capisaldi politici del mandato presidenziale che “The Donald” aveva annunciato in campagna elettorale. Quindi il rilancio delle acciaierie e dell’estrazione del carbone; la campagna contro i migranti e la costruzione del muro al confine con il Messico; il via libera alla circolazione delle armi con le sue tragiche conseguenze; la scommessa sull’economia del Paese che certamente è ripartita ma a scapito delle fasce più deboli della popolazione. Le immagini sono accompagnate dai testi del giornalista, scrittore e conduttore televisivo Alan Friedman, che di certo non lesina critiche pesanti al presidente Trump.

Tucson – Arizona
Shilah è un indiano delle riserve Navajo a nord dell’Arizona. Per curarsi da un morso velenoso alla gamba
ha fatto un lungo viaggio fino a Tucson. Ora che è guarito, ha cominciato a chiedere l’elemosina
per recuperare i soldi necessari al rientro.

“Abbiamo percorso tanti chilometri a piedi, con pazienza e tra mille difficoltà, anche organizzative – spiega Max Ferrero – abbiamo incontrato e fotografato una miriade di personaggi particolari, vittime di violenze o della miseria, che raccontano un’altra America, molto lontana dal mito descritto dalla letteratura e dal cinema. Un Paese sostanzialmente diviso: finché il dollaro corre, tutto fila più o meno liscio, ma poi basta poco per scatenare lo scontro sociale come è accaduto negli ultimi tempi”.
La Grande Periferia del Grande Paese finisce così davanti agli obiettivi dei due fotografi torinesi per comporre, in un bianconero rigoroso e drammatico, una Spoor River di personaggi inimmaginabili: c’è il reduce del Vietnam che addestra cani da difesa in una casa malandata dove da difendere sembra esserci poco; c’è l’immigrato portoricano che si affaccia alla porta dell’alloggio occupato abusivamente vicino alla fabbrica dismessa; c’è la madre di una delle vittime della strage al concerto folk di Paradise. E ci sono immagini della più grande fiera di vendita di armi al mondo, quella di Las Vegas: “E’ grande dieci volte il Salone del libro di Torino – spiega Ferrero – solo che vendono cannoni, carri armati, elicotteri da guerra, armi d’assalto che si possono pure provare lì vicino, nei poligoni in mezzo al deserto”.

C’è l’indiano che vive nella riserva del Sonora e si è convertito al cattolicesimo. C’è il minatore che torna a casa tutto nero in volto e si fa ritrarre con il figlio in braccio e la carabina di precisione in spalla. C’è il senzatetto che soffre di obesità e custodisce tutti i suoi averi in un carrello della spesa buono anche come deambulatore. Ci sono gli uomini e le donne che vivono nei canali di scolo e nella rete fognaria di Las Vegas. E poi il Rambo di Pittsburg che mostra i muscoli ai fotografi e vive trasportando bagagli pesanti in stazione per pochi spiccioli di mancia. Lo spazio della speranza, infine, è affidato all’operaio di Detroit che sta ristrutturando una casa comprata per pochi dollari in un quartiere abbandonato della città, nella convinzione che presto l’ex capitale mondiale dell’auto tornerà allo splendore di un tempo.

Sunbury – Pennsylvania
Robert è appena rientrato a casa dal suo lavoro all’interno di una miniera di carbone.
In braccio tiene Abraham, l’ultimo nato dei suoi 6 figli.

 

Fonte: repubblica.it